Nel pensiero pedagogico, il rapporto tra sistema educativo formale (istituzioni scolastiche e formazione professionale) e informale (opportunità educative dell'ambiente naturale e socio-culturale) si caratterizza per un approccio inclusivo all'educazione, in grado di trasformare i percorsi formativi nel rispetto di interessi, competenze e esperienze di tutti gli individui. Le Scienze dell'educazione distinguono fra una prima fase (anni '70), in cui tale rapporto è ispirato all'ipotesi del sistema educativo aperto, ed una seconda fase (dagli anni '80) in cui si comincia a discutere di sistema formativo “allargato” o “integrato”. L'ipotesi del sistema educativo aperto propone la sperimentazione di collegamenti tra scuola e territorio verso una scuola innovativa, attenta a percorsi culturali permeabili ai saperi dell'ambiente di provenienza e di vita di ciascuno. Nella prospettiva dell'inclusione: una scuola attenta al rispetto delle diversità. Diversa è la prospettiva del sistema formativo allargato. Di fronte alla crescita di nuove opportunità formative nel territorio (pubbliche e private, produttrici di competenze diverse e potenzialmente di disagio), le soluzioni sono due. La prima, limitarsi a prenderne atto, recintando i compiti della scuola: la prospettiva del sistema formativo allargato. La seconda è l'ipotesi più impegnata del sistema formativo integrato; il tentativo di riprogettare il sistema scommettendo su nuovi equilibri tra scuola ed extrascuola. In questa ultima direzione si avanzano quattro considerazioni. La prima fa i conti con l'idea stessa del sistema formativo (Frabboni, Guerra). Ammette che la scuola è uno dei momenti di un sistema formativo di territorio più articolato e complesso, comprendente agenzie e opportunità in grado di condizionare la formazione delle persone. La seconda definisce il ruolo formativo delle agenzie extrascolastiche. L'esperienza educativa vissuta nelle agenzie formative e quella maturata entro le opportunità formative del mercato possono essere sia momento di integrazione e di rivitalizzazione del sapere scolastico, sia contro-esperienza non componibile con i saperi formali. La terza ipotizza una classificazione delle agenzie e delle opportunità formative di territorio, in funzione del loro specifico potenziale formativo. La quarta rivendica l'esigenza di un governo locale delle agenzie formative territoriali, da parte dell'Ente Locale (coordinamento dei servizi pubblici e privati), contro il rischio di un extrascolastico che oscilli tra esperienze assistenziali e consumistiche. Di qui una visione inclusiva dell'educazione pubblica. Il peso dell'extrascuola, rispetto alla qualità dei percorsi formativi, evidenzia rischi di nuove disuguaglianze, per chi usa in modo marginale le occasioni formative, o vive in territori poveri di tali occasioni, o ha esperienze di disagio/dipendenza. Occorre trasformare in risorsa la nascita di nuove opportunità culturali e di un "mercato" dell'educazione nella prospettiva della città educativa. L'integrazione critica tra esperienza scolastica e di territorio è oggi quanto mai importante, anche di fronte al rischio di scomparsa del territorio nelle sue configurazioni spazio-temporali tradizionali: l'ambiente di vita come “nonluogo”, secondo l'intuizione di Augé (2009). Nonluogo è pure il mondo virtuale in cui gli individui passano in modo crescente il tempo, incontrano amici, maturano convinzioni nelle strade del social software.
L’integrazione del sistema formativo: quali prospettive? / Guerra, Luigi. - (2012), pp. 137-161.
L’integrazione del sistema formativo: quali prospettive?
GUERRA, LUIGI
2012-01-01
Abstract
Nel pensiero pedagogico, il rapporto tra sistema educativo formale (istituzioni scolastiche e formazione professionale) e informale (opportunità educative dell'ambiente naturale e socio-culturale) si caratterizza per un approccio inclusivo all'educazione, in grado di trasformare i percorsi formativi nel rispetto di interessi, competenze e esperienze di tutti gli individui. Le Scienze dell'educazione distinguono fra una prima fase (anni '70), in cui tale rapporto è ispirato all'ipotesi del sistema educativo aperto, ed una seconda fase (dagli anni '80) in cui si comincia a discutere di sistema formativo “allargato” o “integrato”. L'ipotesi del sistema educativo aperto propone la sperimentazione di collegamenti tra scuola e territorio verso una scuola innovativa, attenta a percorsi culturali permeabili ai saperi dell'ambiente di provenienza e di vita di ciascuno. Nella prospettiva dell'inclusione: una scuola attenta al rispetto delle diversità. Diversa è la prospettiva del sistema formativo allargato. Di fronte alla crescita di nuove opportunità formative nel territorio (pubbliche e private, produttrici di competenze diverse e potenzialmente di disagio), le soluzioni sono due. La prima, limitarsi a prenderne atto, recintando i compiti della scuola: la prospettiva del sistema formativo allargato. La seconda è l'ipotesi più impegnata del sistema formativo integrato; il tentativo di riprogettare il sistema scommettendo su nuovi equilibri tra scuola ed extrascuola. In questa ultima direzione si avanzano quattro considerazioni. La prima fa i conti con l'idea stessa del sistema formativo (Frabboni, Guerra). Ammette che la scuola è uno dei momenti di un sistema formativo di territorio più articolato e complesso, comprendente agenzie e opportunità in grado di condizionare la formazione delle persone. La seconda definisce il ruolo formativo delle agenzie extrascolastiche. L'esperienza educativa vissuta nelle agenzie formative e quella maturata entro le opportunità formative del mercato possono essere sia momento di integrazione e di rivitalizzazione del sapere scolastico, sia contro-esperienza non componibile con i saperi formali. La terza ipotizza una classificazione delle agenzie e delle opportunità formative di territorio, in funzione del loro specifico potenziale formativo. La quarta rivendica l'esigenza di un governo locale delle agenzie formative territoriali, da parte dell'Ente Locale (coordinamento dei servizi pubblici e privati), contro il rischio di un extrascolastico che oscilli tra esperienze assistenziali e consumistiche. Di qui una visione inclusiva dell'educazione pubblica. Il peso dell'extrascuola, rispetto alla qualità dei percorsi formativi, evidenzia rischi di nuove disuguaglianze, per chi usa in modo marginale le occasioni formative, o vive in territori poveri di tali occasioni, o ha esperienze di disagio/dipendenza. Occorre trasformare in risorsa la nascita di nuove opportunità culturali e di un "mercato" dell'educazione nella prospettiva della città educativa. L'integrazione critica tra esperienza scolastica e di territorio è oggi quanto mai importante, anche di fronte al rischio di scomparsa del territorio nelle sue configurazioni spazio-temporali tradizionali: l'ambiente di vita come “nonluogo”, secondo l'intuizione di Augé (2009). Nonluogo è pure il mondo virtuale in cui gli individui passano in modo crescente il tempo, incontrano amici, maturano convinzioni nelle strade del social software.File | Dimensione | Formato | |
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